Uni Bolzano trova un sistema per riutilizzare il caffè delle cialde

Un team di ricercatori dell’ateneo altoatesino ha usato il contenuto delle capsule per ricavare oli essenziali e antiossidanti.

Come riutilizzare la polvere di caffè rimasta nelle cialde? È quello che si sono chiesti, durante una pausa davanti alla macchinetta, studenti e ricercatori della Facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università di Bolzano. Così il team, coordinato dal professor Matteo Scampicchio, ha realizzato uno studio che punta a ridurre i rifiuti prodotti dall’uso di capsule.

“Mai una pausa caffè fu tanto proficua – spiega Scampicchio – Mentre tra colleghi sorseggiavamo il nostro espresso ottenuto con una macchinetta come quelle che ora vanno di moda sia negli uffici che nelle case, abbiamo scherzato sul senso di colpa indotto dalla mole di packaging che, caffè dopo caffè, occorre smaltire. Allora, quasi come sfida, ci siamo chiesti se, oltre a riciclare l’alluminio o la plastica, sia possibile valorizzare le cialde esauste per l’industria alimentare”.

Per svolgere la ricerca, gli scienziati hanno utilizzato il laboratorio della facoltà altoatesina, dotato di un impianto che funziona con CO2 supercritica (in uno stato a metà tra gassoso e liquido) e che, nell’industria, ad esempio, viene già usato proprio per produrre caffè decaffeinato. Lo stesso processo è sfruttato anche per estrarre oli essenziali, antiossidanti e coloranti, come alternativa “green” rispetto a quei processi di estrazione che utilizzano solventi organici.

Nel dettaglio, i ricercatori hanno svuotato dieci chilogrammi di cialde di scarto della macchinetta dell’ufficio e ne hanno travasato il contenuto nel reattore dell’impianto a CO2 supercritica. “L’anidride carbonica funziona da solvente e fluisce nella matrice attirando e portando con sé le sostanze affini. Queste, nello stadio finale vengono separate dalla CO2, che ritorna a uno stato gassoso”, spiega la ricercatrice Giovanna Ferrentino.

“Il processo presenta notevoli vantaggi rispetto alle tecniche tradizionali – aggiunge Scampicchio – Innanzitutto, gli estratti naturali ottenuti sono privi di solventi o residui inquinanti. Poi, la tecnologia è ecologica in quanto usa solo anidride carbonica come solvente. Questa è atossica, naturale e viene completamente riciclata alla fine del processo. Infine, le temperature usate non superano i 40°C, quindi si parla di estrazione a freddo, per preservare al meglio i preziosi olii essenziali”.

Il processo di recupero delle cialde usate potrebbe anche essere sfruttato su larga scala per ottenere, come in laboratorio, antiossidanti e lipidi, sostanze utili per l’industria alimentare per sostituire, ad esempio, l’olio di palma. Lo studio – Antioxidant and Pro Oxidant Activity of Spent Coffee Extracts by Isothermal Calorimetry – è stato pubblicato sulla rivista statunitense Journal of Thermal Analysis and Calorimetry.