L’Italia dell’economia circolare che funziona compie 20 anni

È del 1997 il Decreto Ronchi, che ha cambiato il modello di gestione dei rifiuti. Raccolta differenziata aumentata del 38% in due decenni.

Passi da gigante. È quello che l’Italia ha fatto negli ultimi 20 anni in materia di rifiuti. Nel 1997 l’80% veniva smaltito in discarica con una raccolta differenziata che era al di sotto del 9%. Oggi, facendo riferimento agli ultimi dati disponibili, quelli del 2015, nonostante i rifiuti urbani prodotti siano aumentati, quelli smaltiti in discarica sono scesi al 26%, la raccolta differenziata è arrivata al 47,6% e il riciclo/recupero di materia dei rifiuti speciali è aumentato da 13 milioni a 83,4 milioni di tonnellate. Il punto di svolta, per la Penisola, è stato il cosiddetto “Decreto Ronchi” del 1997, che ha cambiato radicalmente i modelli di gestione dei rifiuti e ha attuato una riforma organica e sistemica recependo e coordinando tre direttive europee sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sugli imballaggi.

Per ricordare questo anniversario e fare un bilancio a 20 anni da quella riforma, la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha organizzato un incontro a Montecitorio, cui hanno partecipato tutti i protagonisti del settore, e ha presentato una pubblicazione a più mani “La riforma dei rifiuti a 20 anni dal D.Lgs 22/97 e alla vigilia delle nuove Direttive rifiuti-circular economy”.

A supporto dei numeri già citati, elaborati in base ai dati Ispra, c’è anche la sensazione da parte degli italiani di un netto miglioramento. I nostri connazionali hanno cominciato ad avere un approccio più responsabile sul tema, con il 91% che fa abitualmente la raccolta differenziata, il 93% che la considera una utile necessità e il 91% che la mette al primo posto tra i comportamenti anti-spreco e tra le buone abitudini ambientali, come dimostra un’indagine IPSOS promossa da CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) dal titolo “1997-2017 | 20 anni dal Decreto Ronchi: gli italiani e la raccolta differenziata”.

“Con quella riforma – ricorda Edo Ronchi – scegliemmo di anticipare, non senza difficoltà, gli indirizzi europei sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti, assegnando una netta priorità al riciclo rispetto al largamente prevalente smaltimento in discarica e anche rispetto alle proposte che assegnavano priorità all’incenerimento di massa. Quella riforma ha consentito di far decollare l’industria verde del riciclo dei rifiuti. Quel sistema potrebbe consentire di raggiungere anche i nuovi e più impegnativi target europei di riciclo a condizione che venga applicata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale recuperando i ritardi che ancora persistono in alcune grandi città (come Roma e Napoli) e in 5 regioni del Sud”: Basilicata (31% RD), Puglia (30%), Molise e Calabria (25%), Sicilia (13%). Il recupero di questi ritardi sarà essenziale per raggiungere i nuovi obiettivi europei: il 60% di riciclo dei rifiuti urbani per il 2025 e 65% entro il 2030. Molto importante sarà anche aggiornare i decreti sul recupero dei rifiuti speciali per avere una più estesa ed efficiente diffusione del riciclo con il regime di end of waste”.

Per maggiori informazioni, visita il sito della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

Scarica la pubblicazione “La riforma dei rifiuti”