L’Europa vuole una tassa sulla plastica

La proposta della Commissione UE per l’ambiente (ma anche per il bilancio europeo). Iniziative simili in UK.

L’Unione Europea vuole una tassa sulla plastica. L’obiettivo? Da una parte la salvaguardia dell’ambiente, dall’altra trovare risorse da destinare al bilancio europeo. L’idea verrà presentata questa settimana dalla Commissione europea, secondo quanto annunciato dal commissario al bilancio Gunter Oettinger.

“Dal 1 gennaio la Cina ha chiuso il mercato, non prende più plastica da riciclare”, ha spiegato Oettinger, sottolineando come invece nell’Unione Europea se ne utilizzi e se ne produca troppa. Il passo successivo, per il commissario europeo al bilancio, è presentare un pacchetto di misure, tra cui una tassa sulla plastica per disincentivarne l’utilizzo.

“Noi utilizziamo e produciamo troppa plastica, che nonostante il riciclaggio finisce nei rifiuti” – ha aggiunto Oettinger – Dal primo gennaio la Cina ha chiuso il mercato e noi dobbiamo ridurre la quantità di plastica“.

L’esecutivo di Bruxelles sta ancora valutando se la nuova “plastic tax” andrà a colpire le componenti che si usano per produrla e se ci saranno esenzioni per prodotti di uso comune come i cartoni del latte.

A muoversi è anche la Gran Bretagna, che, almeno in questo caso, è perfettamente in linea con l’Unione Europea. La premier Theresa May ha infatti proposto una tassa su tutte le confezioni monouso, incluse posate e cannucce, estendendo a tutti i negozi la tassa di cinque centesimi sui sacchetti di plastica, che al momento è già in vigore in tutti i supermarket.

La grande lotta britannica alla plastica passa anche per gli uffici del governo, che dovranno fare a meno di piatti e posate di plastica. Ma c’è di più. Parte dei circa 15 miliardi di euro di aiuti allo sviluppo saranno destinati a ripulire gli oceani. “Dobbiamo ridurre la domanda di plastica — ha dichiarato May — ridurre la quantità di quella in circolazione e migliorare il livello di riciclo. Agiremo a ogni passaggio della produzione e del consumo”.

In Italia, intanto, non si placa la polemica sull’obbligo di sacchetti biodegradabili a pagamento nei reparti ortofrutta dei supermercati, scattato il primo gennaio 2018.