Dal letame nasce la plastica (bio): l’impianto pilota in Veneto

La sperimentazione in una azienda di Isola della Scala, in provincia di Verona.

E se la salvezza dalla plastica arrivasse dal letame? È l’idea alla base del primo impianto italiano che trasforma le sostanze residuali agricole (termine più elegante che identifica il sopracitato prodotto della digestione bovina) in bioplastica. Si tratta della società agricola La Torre, con sede a Isola della Scala, in provincia di Verona.

A portare avanti l’originale soluzione è un giovane imprenditore, Riccardo Artegiani, membro di giunta di Confagricoltura Verona, che ha avviato un impianto in collaborazione con l’Università di Verona per produrre una plastica biologica che non inquina, che può essere riutilizzata e che alla fine del suo ciclo si disperderà senza creare danno all’ambiente.

La tecnologia utilizzata dall’impianto di Isola della Scala è frutto di una ricerca del dipartimento di biotecnologie dell’Università di Verona. Presso la società agricola La Torre vengono miscelati i materiali che avanzano dal ciclo agricolo produttivo, come i liquami e il letame, caricandoli in un fermentatore. In assenza di ossigeno, i batteri trasformano il materiale organico in acido acetico, dal quale successivamente verranno estratti dei biopolimeri.

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Tutto accade in un centro zootecnico con 35 ettari di superficie e 8.000 capi bovini, che nel 2010 ha iniziato a investire nelle energie rinnovabili, costruendo due impianti di biogas da 1 megawatt l’uno, alimentati con deiezioni zootecniche e un impianto fotovoltaico da 993 kwp (kilowatt picco). In questo modo, l’azienda agricola ha ridotto i costi di produzione dei foraggi e dell’attività di allevamento. Con il denaro risparmiato, La Torre ha investito nelle attività agricole e zootecniche.

“Abbiamo imboccato la strada delle energie rinnovabili con la convinzione che fosse necessario creare mercati alternativi all’azienda agricola tradizionale, che oggi incontra molte difficoltà – spiega Riccardo Artegiani –. Il concetto base da cui siamo partiti è che, in natura, i residui non esistono. Negli ultimi anni abbiamo rivoluzionato il nostro sistema organizzativo. Con la valorizzazione dei reflui zootecnici siamo riusciti a creare un circolo virtuoso, che ci permette di guardare con fiducia al futuro, tornando a investire nelle attività zootecniche del territorio. Nel 2017 abbiamo iniziato un percorso di ammodernamento delle stalle: ad oggi ne sono state ristrutturate 4 su 11 e altre 2 saranno oggetto di intervento l’autunno prossimo. Abbiamo inoltre installato un sistema di ventilazione per il benessere degli animali e un sistema robotizzato per la distribuzione del cibo. L’alimentazione è per l’80% di provenienza aziendale, coltivati su una superficie di circa 1.000 ettari, dai quali provengono mais, loietto, triticale e soia, destinati sia alla stalla che agli impianti di biogas. Gli occupati crescono, nuovi giovani lavorano in azienda. Perciò abbiamo abbracciato con entusiasmo il nuovo progetto della bioplastica”.