Chi c’è dietro gli incendi agli impianti di riciclo?

Pubblicata la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle Ecomafie.

Negli ultimi tre anni sono stati 250 gli incendi che hanno colpito gli impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti. Uno su cinque è di origine dolosa. In quasi la metà dei casi, le indagini sono a carico di ignoti. E il 2017 è stato l’anno con il numero massimo di eventi, con oltre 70 roghi tra impianti e discariche. Questo è quanto emerge dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti.

Uno dei dati più interessanti del documento è la ripartizione geografica dei roghi: il 16,5 per cento al centro, il 23,7 per cento al sud, il 12,3 per cento nelle isole e ben il 47,5 per cento in regioni del nord Italia, lì dove il flusso di rifiuti sta diventando maggiore. Il settentrione è infatti più ricco di impianti rispetto al centro e al sud del Paese.

“Che il 47,5% degli incendi sia avvenuto nelle Regioni del nord è un elemento di attenzione che si incrocia con una presenza maggiore di impianti e un’inversione del flusso dei rifiuti – spiega Chiara Braga, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti, citata dal sito della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome – oltre che alla maggiore urbanizzazione dell’area.”

Braga in conferenza stampa conferma che la Commissione ha appurato una correlazione tra il fenomeno degli incendi e una mancata chiusura del ciclo dei rifiuti. I problemi principali sembrano essere la fragilità degli impianti, spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo, la rarefazione dei controlli sulla gestione che portano a situazione di sovraccarico degli impianti e quindi di incremento di pericolo di incendio, la possibilità determinata da congiunture nazionali e internazionali di sovraccarico di materia non gestibile, che quindi dà luogo a incendi dolosi. Il riferimento sembra essere alla Cina che, negli ultimi tempi, ha impresso un giro di vite sull’importazione di diverse categorie di rifiuti, inclusi quelli in plastica.

E allora, che fare? Per la Commissione non servono nuove leggi, ma è necessario applicare quelle attuali ed effettuare controlli, in particolare per le autorizzazioni e il rispetto della normativa antincendio. Oltre a questo, la relazione suggerisce un maggiore coordinamento informativo tra vigili del fuoco, agenzie ambientali, polizie giudiziarie specializzate e territoriali, anche costruendo una base informativa comune. Senza dimenticare una adeguata programmazione dei controlli allargando lo sguardo agli impianti apparentemente minori ma potenzialmente a rischio.

Consulta la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti