Venezia, la spazzatura marina minaccia la laguna

La Nuova Venezia lancia l’allarme: mille rifiuti per chilometro quadrato in tutto il Golfo. Oltre il triplo rispetto al resto dell’Adriatico.

C’è un mostro che minaccia la Laguna. Ed è fatto di plastica. Mille rifiuti per chilometri quadrato in tutto il Golfo di Venezia, quando in media sull’Adriatico ne galleggiano 332. È l’allarme lanciato da un articolo de La Nuova Venezia, che riprende i risultati di Marine litter assessment in the Adriatic and Ionian Seas, il primo studio sulla spazzatura marina realizzato dai sette stati che si affacciano sul mare Adriatico e sullo Ionio: Italia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Grecia, Montenegro e Slovenia.

Il report, finanziato dall’Unione Europea, punta a far emergere il problema del marine litter – i rifiuti abbandonati in mare – e i risultati, per la fu Serenissima, non sono confortanti. A La Nuova Venezia, Francesca Ronchi, ricercatrice Ispra – l’istituto italiano che ha lavorato alla ricerca internazionale – spiega che l’Adriatico è un mare chiuso con una costa densamente popolata. A concorrere al problema, chiarisce la scienziata, sono la vicinanza alla costa dei grandi centri urbani, la corrente anti-oraria e la foce del Po e di altri fiumi e canali, che gettano in mare i rifiuti raccolti lungo il loro percorso. Secondo lo studio, il 40 per cento dei rifiuti galleggianti è costituito da sacchetti e pezzi di plastica. Il 12,5 per cento è invece composto da contenitori di polistirolo e reti da pesca.

La Nuova Venezia cita anche la campagna di Goletta Verde di Legambiente, che l’anno scorso ha monitorato il tratto di mare che va dall’isola della Certosa al sestriere di Castello: 804 rifiuti raccolti in circa 18 chilometri, soprattutto plastica, mozziconi di sigarette, cotton fioc e fibre sintetiche.

Il quotidiano lagunare riprende inoltre uno studio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha trovato 2.350 particelle di microplastiche per ogni metro quadrato di sabbia. Si tratta di frammenti che vanno da un millimetro e 5 millimetri, che possono essere letteralmente mangiate dalla fauna marina per poi finire, nel lungo ciclo della catena alimentare, sui nostri piatti.

Fonte: La Nuova Venezia