Il polimero “infinitamente” riciclabile potrebbe essere il futuro della plastica

Mentre la plastica sembra un problema sempre più grande per il nostro pianeta la ricerca si impegna a cercare sostituti sostenibili.

La plastica è facile, conveniente, economica e di lunga durata. Ma gli stessi tratti che rendono la plastica attraente lo hanno anche reso un flagello per l’ambiente.

Dal momento che la plastica è entrata nella produzione di massa, gli scienziati stimano che siano stati prodotti 8 miliardi di tonnellate e non siamo molto bravi nel riciclaggio. Entro il 2015, sono state generate 6.945 tonnellate (o circa la metà del peso del ponte di Brooklyn) di rifiuti di plastica, con circa il 9% del quale è stato riciclato. Circa il 79 percento finisce nelle discariche o si sparge per l’ambiente, incluso l’oceano. Affogare nella plastica potrebbe essere il nostro futuro prossimo.

I chimici della Colorado State University pensano di aver trovato una soluzione. Hanno scoperto un polimero che ha molte proprietà della plastica (è leggero, resistente, durevole e resistente al calore) ma che “può essere riconvertito allo stato originale per una completa riciclabilità chimica“. Anche dopo essere stato riciclato, la sostanza può essere restituita allo stato simile alla plastica, e questo può essere fatto rapidamente ed economicamente.

Il processo di riciclaggio delle bottiglie di plastica non è sempre semplice e rapido e alcune materie plastiche non possono essere riciclate. La differenza si riduce ai polimeri e al modo in cui rispondono al calore. I termoplastici, ad esempio, non gestendo bene il trattamento termico sono facilmente deformabili con il calore poiché il legame chimico di cui sono composti non consente loro di mantenere una forma definita. Ciò rende il riciclo e il riutilizzo relativamente facile.

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La plastica termoindurente, come avrete intuito, è l’opposto. È formata da legami forti tra i polimeri, risultando in una plastica che mantiene la sua forma anche sotto un calore intenso. Ciò rende tali plastiche non riciclabili.

Anche i materiali termoplastici spesso non vengono riutilizzati o riciclati per una serie di motivi, dalla contaminazione dai coloranti al fatto che alcune aziende preferiscono creare materie plastiche vergini invece di incorporare materie plastiche riciclate nella loro produzione. Quando si calcola il tempo, l’energia e il costo necessari per fondere e trasformare i termoplastici in pellet che possono essere riutilizzati per creare qualcos’altro, il valore del riciclaggio, anche se ovviamente utile e importante per lo stato generale dell’ambiente, deve sottostare a logiche capitalistiche che poco tengono conto dell’impatto ambientale.

Il polimero sviluppato nello stato del Colorado potrebbe potenzialmente essere vantaggioso sia per le logiche commerciali che per quelle ambientali.

Come evidenziato in uno studio pubblicato su Science, questo nuovo polimero è stato scoperto per la prima volta nel 2015, ma ci sono voluti dei chimici per svilupparne uno che fosse abbastanza simile alla plastica per essere commercialmente utile e rispettoso dell’ambiente.

Quello che hanno sviluppato è stato un polimero che mantiene tutte le buone qualità delle materie plastiche, ma è relativamente facile da produrre e da riciclare. Per farlo è necessaria una temperatura ambiente, un breve tempo di reazione per legare il monomero in polimeri e solo una piccola quantità del catalizzatore necessario nel prodotto finale. Ha un alto peso molecolare, resiste al calore e generalmente si comporta come la plastica.

Riciclarlo richiede poco sforzo. Sono necessarie “condizioni di laboratorio lievi”. Una volta applicate le giuste dosi di catalizzatori, i polimeri ritornano monomeri in pochi minuti e possono essere utilizzati dargli un’altra forma o realizzare un nuovo prodotto, senza ulteriori operazioni di purificazione.

“I polimeri possono essere riciclati chimicamente e riutilizzati, in linea di principio, infinitamente”, ha detto nel comunicato Eugene Chen, professore di chimica presso lo Stato del Colorado e autore principale dello studio.

Ma a smorzare gli entusiasmi è lo stesso Chen, ha sottolineato infatti che il polimero e il processo necessario per la sua realizzazione non sono ancora pronti per il commercio. C’è ancora molto da fare per lo sviluppo, incluso renderlo più economico da produrre e riciclare, sia a livello chimico che logistico.