Creato per sbaglio un enzima che si nutre di plastica!

Evoluto in laboratorio per sbaglio il nuovo PETase rappresenta un grande potenziale per la lotta alla plastica.

Il materiale con il quale sono fatte miliardi di bottiglie di plastica, che richiede centinaia di anni per essere riassorbito nell’ambiente, potrebbe sparire in tempi brevissimi.

Tutto ha avuto inizio quando i ricercatori hanno dato un occhiata da vicino ad un enzima scoperto di recente in Cina, il PETase, un enzima che si è evoluto in modo naturale ed era conosciuto per le sue capacità di nutrirsi di materiale plastico come il PET, la plastica comunemente usata per imballaggi e confezionamento di alimenti.

Le loro ricerche però li hanno condotti su un qualcosa di diverso. Inducendo una mutazione al PETase il risultato è stato un nuovo tipo di enzima in grado di digerire la plastica in modo molto più efficiente dell’originale. Il cambiamento è stato minimale ma è riuscito ad intervenire sulla fame del’enzima incrementando in modo drastico il suo consumo di PET.

“La serendipità gioca spesso un ruolo fondamentale nella ricerca scientifica, e la nostra scoperta non è un’eccezione” così racconta John McGeehan, professore di Biologia strutturale alla’Università Inglese di Portsmouth (UK).

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Le origini del PETase secondo lo studio sono da ricondurre alla Idonella Sakaiensis, un batterio in grado di sintetizzare la plastica nel terreno di un centro di recupero di bottiglie in PET Giapponese. Andando ancora più indietro gli studiosi credono che lo scopo originario dell’enzima era quello di digerire la pellicola protettiva di alcune piante, ma la cosa più interessava il gruppo di ricerca è capire come il batterio si è evoluto dal consumare fibre vegetali alla plastica.

PETase non è molto veloce, non abbastanza per poter rappresentare una soluzione per l’accumulo costante di rifiuti plastici in tutto il mondo. Mentre il nuovo enzima mutante è più veloce dell’originale PETase la velocità non sembra essere la sua caratteristica principale, infatti questo enzima è in grado di scomporre in modo ultra efficiente il polietilene furanoato (PEF), l’alternativa vegetale al PET.

Ma anche il più vorace degli enzimi mangia plastica avrà un infinità di lavoro prima di avere fame, si stima infatti che il mondo sia invasi da oltre 9Biliardi di tonnellate di rifiuti plastici, di cui solo la metà prodotti dopo il 2004.

Secondo i ricercatori questo rappresenta solo il primo passo, intervenire su enzimi già esistenti migliorando in modo artificiale per aumentare le caratteristiche potrebbe essere una soluzione globale all’inquinamento della plastica in tutto il mondo.

“Dati questi risultati sembra chiaro che c’è un significativo potenziale da migliorare ulteriormente per rendere questi enzimi più efficaci.” Nicholas Rorrer, Co-autore della ricerca e ricercatore al NREL.

Non ci resta che aspettare ulteriori sviluppi nella speranza che il futuro sia in grado di produrre un enzima in grado di risolvere il problema della plastica in tutto il mondo.