Fairphone: come lo smartphone diventa etico

I materiali sono di origine controllata, gli impiegati hanno ottime condizioni di lavoro e i dispositivi sono progettati per durare. Cosa manca a questo nuovo gioiello tecnologico?

Dalle ultime statistiche lo controlliamo in media 43 volte al giorno, spesso come ultima cosa la sera o come prima la mattina. Lo smartphone è diventato parte integrante della nostra vita: dallo shopping online ai social network, dalle chiamate all’applicazione che monitora l’attività fisica.

Fairphone, azienda olandese attiva dal 2013, ha scommesso sul un telefono che possa diventare status symbol non più di lusso, ma di sostenibilità.

La rivoluzione, ormai più che lanciata dati gli oltre 125mila già venduti, è nell’approvvigionamento di materie prime provenienti da filiera etica e nell’integrazione di strategie che favoriscano l’uso prolungato e il riuso del bene.

Un telefono Fairphone, come cita il sito, “racconta la storia di centinaia di persone che hanno contribuito alla sua creazione”. E stavolta la storia parla di design di lunga durata, di minerali non provenienti da aree di conflitto, di condizioni di lavoro dignitose e di pratiche riuso e riciclo.

Nel 2015, solo in Cina, sono stati prodotti oltre 770 milioni di smartphone. L’impatto ambientale e sociale della supply-chain del settore della telefonia è enorme. Il costo ridotto dei materiali e la velocità di realizzazione dei pezzi ricadono sulla pelle dei lavoratori. Salute e sicurezza, nell’industria elettronica, sono spesso solo un miraggio.

Acquistando un dispositivo Fairphone, alla cifra di 529,00 euro, si compie una scelta: quella di sostenere una filosofia. L’azienda lavora in partnership con associazioni e NGO attive in paesi in via di sviluppo. Da una parte l’obiettivo è promuovere una transizione a lungo termine verso buone condizioni di lavoro per gli impiegati, dall’altra è favorire l’implementazione di pratiche di economia circolare, con programmi di riciclo che coinvolgono la comunità locale. I vecchi telefoni cellulari diventano così una miniera di materie prime seconde, metalli preziosi riutilizzabili più volte.

Anche l’elettronica di consumo può essere etica.

Articolo realizzato da: Agnese Metitieri