UE, l’Economia Circolare è legge: ora cosa succede?

L’Italia dovrà recepire il Pacchetto Economia Circolare entro 24 mesi. Effetti benefici sull’occupazione.

Il Parlamento europeo ha approvato, in seduta plenaria e in via definitiva, il Pacchetto europeo sull’Economia Circolare. Se ne parla dall’ormai lontano 2015 e ora le norme che ridefiniscono il futuro della circular economy del Vecchio Continente stanno per diventare realtà. Un’opportunità, secondo alcuni, per far crescere l’economia e creare nuovi posti di lavoro. Ma andiamo con ordine: cosa succede adesso?

Il testo del Pacchetto europeo sull’Economia Circolare è stato definitivamente approvato dagli europarlamentari, ma manca ancora qualche passaggio prima della sua entrata in vigore. Il testo ora dovrà tornare al Consiglio per un’approvazione formale. Poi, entro 20-30 giorni, ci sarà la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Quindi è fatta? Non esattamente. L’Italia, come le altre nazioni, avrà infatti un periodo di circa due anni per recepire il pacchetto di norme.

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Il Pacchetto europeo sull’Economia Circolare è un insieme di direttive che vanno a modificare le attuali norme su rifiuti, discariche, imballaggi, veicoli a fine vita, pile e accumulatori esausti e RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).

In estrema sintesi, vengono fissati degli obiettivi. Per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani, il target è di riciclarne il 65% entro il 2035, con tappe intermedie del del 55% al 2025 e 60% al 2030. Sul fronte imballaggi, il target è del 65% al 2025 e del 70% al 2030. Entro il 2035, non più del 10% dei rifiuti potrà essere conferito in discarica. I già citati obiettivi potranno essere rivisti nel 2024.

Novità anche per i rifiuti organici. A partire dal 2025 in tutta l’Unione Europea sarà obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti di materiali organici da avviare al compostaggio. Obbligo anche per la raccolta selettiva dei materiali tessili e di quelli pericolosi nei rifiuti domestici, come vernici, pesticidi, oli e solventi.

Il Pacchetto interviene contro gli sprechi alimentari, chiedendo agli Stati membri di ridurli del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030, anche incentivando la raccolta dei prodotti invenduti e la loro ridistribuzione in condizioni di sicurezza.

Una normativa che migliora l’ambiente? Non solo. Secondo quanto dichiarato in un’intervista a Vita dall’europarlamentare Simona Bonafè, relatrice del Pacchetto europeo sull’Economia Circolare, ci sarà un impatto – positivo – sull’occupazione. “Ci sono diversi studi che girano – ha spiegato Bonafè – lo studio della Ellen MacArthur Foundation, l’impact assessment della Commissione e il dossier del Parlamento. Sono studi molto simili che danno range diversi. Se dovessi guardare nel mezzo direi che sono previsti fino a 500 mila posti di lavoro in più (la Commissione ne prevede un milione). Sono posti di lavoro specializzati. Economia circolare significa investire in innovazione e tecnologie. Sono professioni tipicamente della nuova economia. Sulla crescita del Pil ci sono dati, in particolare quelli del Parlamento, che addirittura dicono che si possa arriva al 7% in più entro il 2035. A me questo dato sembra ottimistico, ma il 5% credo sia un target raggiungibile”.