Tessile, Prato punta sul riuso per risolvere il problema rifiuti

Confindustria Toscana Nord ha elaborato una guida per incentivare l’economia circolare tra gli associati.

Una guida per incentivare il riutilizzo delle fibre. L’ha appena elaborata Confindustria Toscana Nord, in una zona che di fatto è l’epicentro del tessile italiano, dopo le crescenti difficoltà di smaltimento dei rifiuti tessili dovute, secondo l’associazione degli industriali toscani, alla carenza degli impianti.

Insomma, uno di quei casi in cui di necessità si fa virtù. E la risposta ai problemi sembra essere proprio l’economia circolare. Confindustria Toscana Nord sta infatti promuovendo procedure che facciano sì che i residui di lavorazione siano classificati, nei limiti del possibile, come sottoprodotti e non come rifiuti.

“Residui di pettinatura, filatura, tessitura, rifinizione e confezione, vale a dire cascami, testate, fila, frasami, ritagli – spiega l’associazione in una nota – possono spesso configurarsi come sottoprodotti. Un decreto del ministero dell’Ambiente pubblicato nel corso del 2017 fissa le modalità perché questi residui siano sottratti al ciclo dei rifiuti ed entrino invece nel ciclo del riutilizzo, a tutto vantaggio dell’ambiente e dell’economia”.

“Le condizioni fissate dalla nuova normativa – spiega il presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, Andrea Cavicchi, citato da Adnkronos – implicano dei passaggi burocratici gravosi, tanto che come associazione li abbiamo contestati. Tuttavia, abbiamo anche lavorato per avvalerci di opportunità di semplificazione che si possono trovare nelle pieghe della legge”.

“In particolare, abbiamo elaborato e posto a disposizione dei soci delle linee guida e una scheda tecnica snella che, compilata correttamente, evidenzia secondo le indicazioni della legge la natura di sottoprodotti, e non di rifiuti, dei residui di lavorazione. Risultato, non un costo di smaltimento ma una fattura di vendita a operatori del settore che reimmettono le fibre nel ciclo produttivo. Tipico esempio di economia circolare, in cui Prato, con la sua tradizione di cardato rigenerato, è maestra indiscussa”, conclude Cavicchi.

Secondo una stima, peraltro prudente, sono 220 mila le tonnellate di materiale tessile rigenerate ogni anno a Prato. Si tratta di lana, cashmere, cotone e molto altro. Spesso prodotti post-consumo, gli stracci, nel resto dei casi residui di lavorazione provenienti dal distretto stesso, dall’Italia e dal mondo.