Stop al Sistri dal 1 gennaio 2019

Con l’entrata in vigore del DL Semplificazioni, viene soppresso il sistema di tracciabilità dei rifiuti.

È ufficiale, il Sistri va in pensione. Il tanto contestato sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, istituito nel 2010 e mai entrato effettivamente in funzione, sarà definitivamente soppresso a partire dal primo gennaio del 2019, come già annunciato nei mesi scorsi dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

La parola fine arriva con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del cosiddetto Decreto Semplificazioni, il decreto legge 135 del 14 dicembre 2018, recante “Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”. Con il provvedimento, è già in vigore l’articolo 6, quello denominato “Disposizioni in merito alla tracciabilità dei dati ambientali inerenti rifiuti”, che stabilisce che dal primo gennaio 2019 viene soppresso il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all’articolo 188-ter del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152 e, di riflesso, vengono meno i contributi di cui all’articolo 14 -bis del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78.

Questo significa che i rifiuti speciali non verranno più tracciati? No, perché ora siamo in attesa di un nuovo sistema di tracciabilità gestito direttamente dal ministero dell’Ambiente. Per il momento si va avanti con i moduli cartacei.

“Il Sistri – ha commentato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – è stato uno dei più grandi sprechi nella gestione dei rifiuti speciali, un sistema mai entrato effettivamente in funzione, che però ha comportato costi sostenuti dalle imprese coinvolte e dallo Stato, che hanno superato i 141 milioni di euro dal 2010 ad oggi. Il Sistri aveva lo scopo, assolutamente condivisibile e anzi necessario, di tracciare l’intero sistema di rifiuti speciali del Paese, ma non è mai stato operativo. Nel frattempo le imprese aderenti, quelle con più di 10 addetti, hanno dovuto pagare iscrizioni, adeguamenti tecnologici, aggiornamenti per i mezzi e per il personale e infilarsi in un ginepraio di norme, sanzioni, poi sospese, poi riattivate, quindi nuovamente sospese, esenzioni, eccezioni, nuovi obblighi: insomma un inferno normativo durato otto anni”.