Rifiuti speciali: Italia al top nel riciclo, ma ne produce troppi

Il Rapporto 2018 di Ispra: bisogna migliorare la prevenzione

C’è una notizia buona e una meno buona. La seconda, che qualcuno potrebbe interpretare come buona per l’economia e la ripresa, è che i rifiuti speciali tra il 2015 e il 2016 sono aumentati del 2 per cento. Quella veramente buona, per tutti, economia e ambiente, è che l’Italia è prima in Europa per riciclo. Questo è quanto emerge dal Rapporto 2018 sui rifiuti speciali presentato dall’Ispra, l’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

I rifiuti speciali si differenziano dagli urbani non per la loro natura, ma per la loro provenienza: sono infatti i rifiuti prodotti da industrie e aziende, che non vengono gestiti dalla Pubblica Amministrazione con la raccolta differenziata, ma da un sistema di aziende private. In pratica, di speciale – i rifiuti in questione – hanno solo chi li ha generati. Nel 93 per cento dei casi sono rifiuti non pericolosi, spesso gli stessi che abbiamo in casa, ma essendo prodotti dalle aziende – dalle cassette della frutta dei supermercati alla carta buttata nel cestino dell’ufficio, passando per i calcinacci del muratore e gli scarti dell’elettricista – diventano speciali.

La questione è tutt’altro che di nicchia. I rifiuti speciali sono quattro volte superiori per quantità a quelli urbani. In questa categoria, i rifiuti provenienti dal settore delle costruzioni e demolizioni rappresentano il 40,6% dei rifiuti speciali, seguiti da quelli prodotti dalle attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento (27,2%) e dal settore manifatturiero (20,7%).

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Nel 65 per cento dei casi, i rifiuti speciali vengono riciclati con recupero di materia, nell’ambito del quale la forma prevalente è quello delle sostanze inorganiche. La performance può essere ulteriormente migliorata con un incremento quali-quantitativo del riciclo, anche attraverso la definizione di criteri end-of-waste, per esempio per i rifiuti da costruzione e demolizione, in linea con i principi dell’economia circolare. Il riciclo di qualità consente, infatti, di reimmettere materiali nei cicli produttivi, riducendo al contempo il ricorso allo smaltimento, in particolare a quello in discarica. Per quest’ultimo si registra un aumento del 7,9% rispetto al 2015, a fronte di una progressiva diminuzione del numero totale delle discariche operative, che passano da 392 nel 2014 a 350 nel 2016.

Si può e si deve fare di più, soprattutto in termini di prevenzione. Si producono ancora troppi rifiuti speciali e l’Italia è lontana dall’obiettivo fissato dal Programma Nazionale di Prevenzione del 2013, che prevede al 2020 una riduzione del 5% nella produzione dei “non pericolosi” e del 10% per i pericolosi, calcolati per unità di Pil al 2010.

Scarica il Rapporto Ispra Rifiuti Speciali 2018