Riciclo pannolini: ora l’impianto di Treviso può partire!

Ok del Consiglio di Stato che risolve una questione burocratica che bloccava da mesi l’attività.

Ricordate il primo impianto per il riciclo di pannolini e assorbenti? Era stato inaugurato in Italia, a Lovandina di Spresiano, in provincia di Treviso. Un gioiello di tecnologia che però faticava a partire per un problema burocratico.

L’impianto era stato inaugurato a ottobre 2017 ma lavorava a un decimo delle sue potenzialità.

Ora però è pronto a partire ed entro l’anno sarà a pieno regime. La svolta è arrivata grazie a una sentenza del Consiglio di Stato che ha risolto la querelle tra Regione Veneto e ministero dell’Ambiente sulla definizione dei criteri “end of waste”.

La questione era meramente burocratica

Il motivo? La cellulosa recuperata da assorbenti e pannolini, opportunamente trattata in macchinari speciali, veniva ancora categorizzata come rifiuto e non, piuttosto, come “non rifiuto”, passaggio fondamentale per diventare “materia prima seconda”, ovvero una materia prima che poteva essere reimmessa nel ciclo produttivo.

La questione era meramente burocratica: la cellulosa ottenuta aveva tutte le credenziali per essere utilizzata in totale sicurezza. Il problema era di mera definizione.

Tutto era iniziato nell’agosto 2016, quando la Regione Veneto aveva negato l’autorizzazione all’impianto sperimentale e Contarina – azienda trevigiana di eccellenza nel settore dell’economia circolare che gestisce l’impianto con Fater Spa – aveva presentato un ricorso al TAR, il Tribunale Amministrativo Regionale.

Il nodo della questione era la mancanza di un criterio specifico sull’end of waste dei prodotti assorbenti. Il TAR aveva dato ragione a Contarina, annullando di fatto il provvedimento con cui la Regione aveva negato l’autorizzazione.

Successivamente, la giunta regionale aveva definito degli indirizzi per valutare caso per caso i criteri dell’end of waste.

Peccato che subito dopo il ministero dell’Ambiente abbia riaperto la questione, stabilendo che è compito dello Stato, e non delle regioni, valutare quali impianti siano in grado di trattare rifiuti e produrre non rifiuti.

Ora, salvo imprevisti, sembra che la sentenza del Consiglio di Stato abbia messo la parola fine alla questione.

A pieno regime, entro la fine del 2018, l’impianto sarà capace di trattare 10 mila tonnellate l’anno. Da una sola tonnellata di prodotti assorbenti usati la struttura recupera 150kg di cellulosa, 75kg di plastica e 75kg di polimero super assorbente.