Riciclo: l’Italia tra i primi in Europa!

Pubblicato il rapporto annuale di Fondazione Sviluppo Sostenibile e FISE UNIRE: economia circolare traina la crescita

L’economia circolare italiana è in crescita e, almeno in questo settore, ci permette di essere tra i migliori in Europa. Insomma, pur nelle differenze tra regione e regione e nonostante in alcune filiere i target europei siano ancora lontani, il nostro Paese esce dallo stereotipo del fanalino di coda del Vecchio Continente. È il quadro che emerge dall’edizione 2017 de “L’Italia del Riciclo”, il Rapporto promosso e realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE Unire (l’Associazione che rappresenta le aziende del recupero rifiuti), presentato ufficialmente a Roma.

L’Italia, nel 2016, ha avviato al riciclo il 67 per cento degli imballaggi immessi al consumo, raggiungendo quota 8,4 milioni di tonnellate (il 3% in più rispetto al 2015). La crescita più significativa si è registrata nelle filiere dell’alluminio (+5%), dell’acciaio (+4%) e del legno (+4%), mentre si sono confermate le eccellenze nel tasso di riciclo della carta (80%) e dell’acciaio (77,5%).

Graduale aumento anche per la frazione organica, che da sempre rappresenta la porzione principale dei rifiuti urbani avviati a recupero. Il suo peso, rispetto al totale dei rifiuti che entra nel circuito della raccolta differenziata, è passato dal 40% del 2011 al 41,2% nel 2016, raggiungendo i 107,6 kg per abitante.

Per quanto riguarda gli Pneumatici Fuori Uso (PFU), i tre principali Consorzi nazionali nel 2016 hanno garantito l’avvio a recupero di 135 mila tonnellate di materia e l’avvio a recupero energetico di 173 mila tonnellate.

Confermata l’eccellenza italiana degli oli minerali usati, con oltre il 99% degli oli gestiti avviati a rigenerazione, mentre cresce anche la raccolta degli oli vegetali esausti che tocca le 65 mila tonnellate (+5% vs 2015).

Buoni risultati anche per settori più giovani, come quello dei rifiuti tessili, che vedono crescere la raccolta (133 mila tonnellate, +3,3% vs 2015) con quasi il 73% dei Comuni che ha effettuato il servizio di raccolta differenziata.

Nel rapporto “L’Italia del Riciclo” 2017 è presente anche un focus, realizzato da Ecocerved, sull’evoluzione della gestione dei rifiuti in Europa e in particolare in Italia, a 20 anni dall’emanazione del D.Lgs. 22/97 che ha disciplinato per la prima volta in modo organico il settore dei rifiuti.

Nel 2014, il 51% del totale dei rifiuti gestiti in Europa risulta oggi avviato a recupero, il 49% a smaltimento. In Italia e Germania l’incidenza del recupero sul totale trattato è significativamente superiore alla media europea, con punte del 79%; in Francia raggiunge il 69%. Nell’UE, il settore della gestione dei rifiuti genera un fatturato complessivo di 155 miliardi di euro e produce quasi 50 miliardi di euro di valore aggiunto; entrambe le voci mostrano inoltre una crescita nominale di circa il 10% rispetto al 2011. Anche in termini economici il Paese che si attesta sui livelli più alti è la Germania, mentre quello con la maggiore accelerazione nel tempo è la Spagna (+25% di fatturato e +50% di valore aggiunto dal il 2011). L’Italia, con più di 23 miliardi di euro, pesa per il 15% del fatturato complessivamente generato dal settore della gestione dei rifiuti in Europa nel 2014.

A livello nazionale, la quantità di rifiuti destinata al recupero è più che raddoppiata dal 1999 al 2015, passando da circa 29 a 64 milioni di tonnellate, mentre l’avvio a smaltimento si è drasticamente ridotto da 35 a 18 milioni di tonnellate. Nel 2015 il 55% dei rifiuti gestiti è stato avviato a recupero, il 16% a smaltimento e il 29% a pretrattamenti, a fronte di percentuali che nel 1999 erano, nell’ordine: 38%, 46% e 17%. Anche sui rifiuti urbani e da raccolta differenziata si è registrata negli anni una notevole inversione di tendenza, con un deciso rafforzamento dell’avvio a recupero e la marginalizzazione dello smaltimento.

“La crescita continua dell’industria italiana del riciclo – ha dichiarato Andrea Fluttero, presidente di FISE Unire – unita alla prossima approvazione del Pacchetto europeo sull’Economia Circolare offre l’opportunità al nostro Paese e al sistema delle imprese del recupero e del riciclo di passare da sistema ausiliario alla gestione dei rifiuti ad anello strutturale del modello di economia circolare, con effetti positivi per l’ambiente, l’economia e l’occupazione. Per dare concretezza a questa prospettiva occorre risolvere una serie di problemi, come il collocamento delle sempre maggiori quantità di materie prime e di scarti che risultano dal riciclo. Servono i decreti End of Waste ed è necessario affrontare sia il problema dell’oscillazione dei prezzi delle materie prime, sia quello dei costi di smaltimento delle frazioni di scarto. Bisogna completare la dotazione impiantistica sull’intero territorio nazionale, superando le resistenze delle comunità locali spesso strumentalizzate e far dialogare il mondo della progettazione/produzione con i settori del recupero/riciclo”.

“L’ industria italiana del riciclo – ha affermato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – ha raggiunto un buon livello e vede nel futuro prospettive di crescita consistenti. Ma per affrontare le sfide poste dalla circular economy deve fare un salto di qualità per migliorare le sue capacità di attivare e di usufruire di politiche di sistema con progetti di diffusione di migliori tecniche di filiera, per mobilitare le risorse finanziarie necessarie alla nuova fase di sviluppo e per trovare maggiori sbocchi di mercato per i prodotti del riciclo. Solo così sarà possibile raggiungere gli obiettivi previsti dal Pacchetto europeo sull’Economia Circolare”.

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