Po: barriere galleggianti contro i rifiuti

Parte un progetto pilota per fermare la spazzatura che finisce nell’Adriatico.

Bloccare il flusso di rifiuti che dal Po arriva nel mare Adriatico, contribuendo a farlo diventare il mare italiano con la minore presenza di spazzatura galleggiante. È questo l’obiettivo del progetto pilota “Il Po d’AMare”, lanciato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, da Corepla e da Castalia, e realizzato grazie al coordinamento istituzionale svolto dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e con il patrocinio del Comune di Ferrara e dell’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po).

Il progetto è importante tanto quanto la lunghezza del principale fiume italiano, che attraversa tutto il nord del Paese toccando 4 regioni e 13 province. Per cominciare, la sperimentazione è partita da una barriera anti-rifiuti realizzata nel tratto del Po in località Pontelagoscuro (Comune di Ferrara), a 40 chilometri dalla foce, in modo tale da consentire una stima dei rifiuti presenti lungo quasi l’intero corso del fiume.

Tutto ruota attorno a un dispositivo di raccolta composto da barriere in polietilene che intercettano, selezionano, intrappolano e infine raccolgono la plastica galleggiante e altri rifiuti trasportati dal fiume. Le barriere, tra l’altro, non interferiscono con la flora e la fauna del fiume, dato che la raccolta viene eseguita solo nella parte superficiale della colonna d’acqua. Il sistema è stato messo a punto da Castalia, nell’ambito del progetto “Seasweeper”.

Ma non si tratta solo di barriere. Sono previste anche piccole barche “Sea hunter”, che raccolgono i rifiuti, soprattutto plastica, materiali legnosi e canne e li portano a riva dove vengono raccolti in cassoni che poi saranno trasportati presso l’impianto Transeco a Zevio, in provincia di Verona, dove ci sarà una prima separazione delle diverse frazioni del rifiuto, con la selezione della componente plastica da inviare a successivi trattamenti e lo smaltimento della frazione estranea non recuperabile. Il rifiuto plastico verrà poi inviato al centro di selezione D.R.V. (sempre in provincia di Verona), in grado di suddividere, tramite una rete di lettori ottici, gli imballaggi in plastica delle diverse frazioni polimeriche per l’avvio al riciclo o al recupero energetico.

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I costi del progetto pilota – che avrà una durata di circa due mesi – per le operazioni di raccolta, trasporto, selezione, recupero e riciclo dei rifiuti con l’obiettivo di valutare la possibilità di costruire una vera filiera sono interamente coperti da Castalia e Corepla.

Si tratta di uno dei primi progetti al mondo a prevedere interventi di questo tipo e costituisce un fondamentale tassello per rafforzare e implementare le misure del piano di azione nazionale per la prevenzione e la mitigazione dei rifiuti marini e anticipare le nuove direttive sull’economia circolare, che tra l’altro prevedono impegni precisi anche per la riduzione del marine litter. Se il sistema funziona, in futuro potrebbe essere esteso a tutti i principali fiumi italiani e replicato anche in altri Paesi.