Plastica riciclata per imballaggi alimentari, l’Europa è in ritardo

L’industria chiede alla Commissione UE fare un passo ufficiale per applicare l’economia circolare al settore alimentare.

Sono passati quasi 10 anni dalla pubblicazione del regolamento che stabilisce le regole per l’uso di plastica riciclata nell’industria alimentare. Nel frattempo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha adottato oltre 140 pareri scientifici positivi sulla sicurezza dei processi per riciclare la plastica per utilizzo in materiali che vanno a contatto con il cibo. Eppure la Commissione Europea non ha compiuto alcun passo per autorizzare ufficialmente i suddetti processi, creando di fatto un ostacolo al compimento dell’economia circolare nel settore. L’allarme è stato lanciato dai principali rappresentanti dell’industria del riciclo, citati da Recycling International.

Le aziende del settore hanno investito oltre 500 milioni di euro in impianti capaci di trasformare la plastica riciclata in materiali adatti agli imballaggi alimentari e ad applicazioni a contatto con il cibo.

“Le imprese dell’Unione Europea – accusa Casper van den Dungen, dice presidente di Plastics Recyclers Europe e chairman del PET Working Group – si trovano ancora oggi in una terra di nessuno dal punto di vista legislativo a causa di anni di ritardo. Questa situazione di incertezza porta a un decremento degli investimenti e, soprattutto, a una mancanza di fiducia nei confronti delle leggi che regolano i materiali che sono a contatto con il cibo”.

Christian Crépet, direttore esecutivo di Petcore Europe, rileva: “Nonostante il PET sia uno dei polimeri più riciclati, l’assenza di regole ha come conseguenza una mancanza di visibilità di mercato per le vendite di PET riciclato. Questa situazione riguarda l’intera catena del valore, dalla produzione da materiali vergini fino alla gestione dei rifiuti”.

Alexandre Dangis, direttore della EuPC Plastics Converter Association, insiste: “Per realizzare una vera economia circolare nell’Unione Europea, chiediamo alla Commissione UE di sbloccare il più presto possibile questo limbo burocratico. L’industria ha bisogno di restare competitiva a livello globale e centinaia di aziende europee hanno fatto investimenti importanti per adattarsi alle regole dell’Unione.”