Per l’ONU l’inquinamento plastico è risolvibile senza un trattato globale

L’esigenza di raggiungere risultati in tempi brevi deve superare le complessità di un trattato internazionale e noi dobbiamo agire nel più breve tempo possibile.

L’inquinamento e gli sprechi di plastica si sono spostati sempre più sotto i riflettori dell’attenzione pubblica e politica nell’ultimo anno, grazie agli sforzi su larga scala dell’Unione Europea e dell’ONU. Ma restano ancora diversi dubbi sul fatto che questo sia sufficiente per rendere la nostra economia veramente circolare.

Nel mese di dicembre 2017, il Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite ha tenuto la sua terza assemblea in Kenya, ponendo ulteriormente l’attenzione su tutte le forme di inquinamento, concentrandosi soprattutto sull’inquinamento plastico.

Appena sette mesi dopo, il direttore esecutivo del programma, Erik Solheim, ha dichiarato a EURACTIV.com che c’è già stato “un incredibile successo” e che il problema ha attirato l’attenzione del pubblico.

Due anni fa, era un non-problema. I cambiamenti sono stati incredibili“, ha spiegato il diplomatico norvegese, citando le iniziative di pulizia delle coste in tutto il mondo e le azioni dei governi, come alcuni degli effetti a catena del summit.

Inoltre l’attenzione dei media ha fatto la sua parte per smuovere l’opinione pubblica.

Solheim ha affermato che gli interventi hanno raggiunto un livello, compreso il divieto dell’India di usare plastica monouso entro il 2022 e il Piano per la Plastica varato dalla Commissione Europea, “senza precedenti”, soprattutto parlando di plastica monouso, che è la chiave per arginare questo problema.

Durante un incontro con il primo vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, Solheim ha rivelato di aver elogiato l’approccio strategico e la sua individuazione di prodotti specifici, come bastoncini di cotone, piatti e posate che sono stati recentemente identificati come esempi di pratiche negative per l’ambiente.

“Tutti possono comprendere una proposta come questa, dalla nonna di 100 anni a un bambino di dieci anni”, ha aggiunto.

I modelli economici circolari sono considerati cruciali per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, in quanto la creazione di cicli chiusi per i processi ad alta intensità energetica può portare a significative riduzioni delle emissioni di carbonio.

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Trattati internazionali

Numerosi stati firmatari affermano che i trattati hanno dimostrato di essere strumenti utili in passato e spesso citano il protocollo di Montreal sulla riduzione dello strato di ozono o sulla convenzione di Minamata sul mercurio. Entrambi sono classificati come storie di successo quando si tratta di salvaguardare l’ambiente e la salute umana.

Ma Solheim ha i suoi dubbi sul fatto che un trattato internazionale, che sarebbe incredibilmente difficile da formulare, sia l’opzione migliore.

“Le abitudini sul fumo, ad esempio, sono cambiate enormemente in appena un decennio, grazie alle regolamentazioni locali. Oggi giorno non è facile trovare un ristorante o un pub nell’Europa occidentale dove puoi fumare”, ha spiegato.

“L’impoverimento dell’ozono e il cambiamento climatico non sono visibili e richiedono trattati globali per essere risolti, ma al contrario la plastica è un problema visibile sul quale tutti possono agire. Quindi possiamo intervenire sulla plastica seguendo l’esempio del fumo”, ha insistito Solheim.

Heidegger della Bureau Europeo per l’Ambiente invece è di tutt’altra idea e pone l’attenzione sulla natura dei rifiuti plastici e il fatto che la maggior parte è causata da multinazionali, è necessario quindi adottare soluzioni internazionali.

Le iniziative nazionali già in atto in Europa comprendono schemi di responsabilità estesa del produttore (EPR), in cui i produttori coprono i costi di raccolta e gestione dei rifiuti e divieti per l’utilizzo di sacchetti di plastica.

Marjolein Mann del ministero olandese delle infrastrutture e della gestione delle risorse idriche ha rivelato che il suo governo sta pensando di lanciare un EPR volontario per i prodotti tessili (i tessuti hanno una delle più grandi impronte ecologiche di tutte le categorie di prodotti).

I Paesi Bassi hanno messo al bando i sacchetti di plastica gratuiti nei negozi e nei supermercati della nazione, evitando linguaggi come “vietati” o “Costi aggiuntivi” intervenendo sulla cultura e le abitudini dei cittadini promuovendo il “portatelo da casa”.

Entro un anno dall’entrata in vigore del divieto, il 90% delle persone aveva abbracciato una nuova etica e uno stile di vita privo di sacchetti di plastica: una delle abitudini più diffusa è stata sostituita dal portarsi i propri sacchetti da casa.

Ma il dibattito continua, tra nazionale e globale, ma la lotta alla plastica deve andare avanti per proteggere i mari e migliorare il nostro stile di vita.

E deve avvenire il prima possibile.