Metano dai fanghi organici, il brevetto del Politecnico di Bari

I ricercatori pugliesi hanno messo a punto un impianto pilota che trasforma i fanghi di depurazione in combustibile per auto.

Un impianto pilota che trasforma i fanghi organici di depurazione in metano puro da utilizzare come combustibile. Il brevetto è Italiano, la sperimentazione si è già conclusa. Ora a mancare sono solo gli investimenti per passare dal prototipo all’utilizzo industriale. A lanciare un SOS per evitare che l’Italia si faccia sfuggire questa tecnologia è, in un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno, la professoressa Concetta Giasi, ingegnere civile e docente di Geoingegneria ambientale presso il Politecnico di Bari, che ha appunto sviluppato questa nuova soluzione.

Fino a non molto tempo fa i fanghi organici di depurazione venivano sversati sui terreni. Poi, a seguito di una sentenza della Corte di Cassazione del 2017, la pratica è stata vietata, vista la concentrazione di metalli pesanti.

L’impianto ideato dal Politecnico di Bari trasforma i fanghi in una sorta di brodo. Successivamente, dei batteri selezionati mangiano questo brodo in 48 ore, quando con la digestione anaerobica dei fanghi non sottoposti ad alcun trattamento preliminare sono necessari 20 giorni. I batteri, in estrema sintesi, prendono la materia organica e la trasformano in metano puro, che può essere utilizzato come combustibile per le automobili.

Il processo permette anche di ridurre drasticamente il peso del rifiuto: da una tonnellata di fanghiglia si ottengono solo 50 chili di materiale non più tossico e inodore, oltre al metano puro e all’acqua.

“All’interno dello scenario nazionale e internazionale, la tecnologia di trattamento sperimentata appare estremamente competitiva da molti punti di vista – spiega Giasi alla Gazzetta del Mezzogiorno – Intanto economico poichè i costi di trattamento sono inferiori ad 1/10 di quelli attuali; ambientale: produce notevoli riduzioni degli impatti a livello locale e globale poiché non comporta emissioni in atmosfera, quindi mitiga gli effetti sui cambiamenti climatici e il prodotto residuo non è pericoloso; energetico perché c’è una produzione di metano eccedente le necessità dell’impianto stesso con ritorni sociali ed economici; accettabilità urbanistica e territoriale, visto che non ha problemi di collocazione per la esiguità degli spazi occupati e per l’assenza di cattivi odori e di emissioni di alcun genere”.