Materiali autoriparanti: sono la scelta più sostenibile?

Dagli Schermi telefonici in grado di ripararsi da soli al calcestruzzo che si ristruttura.

Dagli schermi telefonici in grado di ripararsi da soli al calcestruzzo che si ristruttura, le aziende investono in materiali futuristici, ma questo quanto può frenare le nostre abitudini usa e getta e quanto conviene per l’ambiente?

Schermi infranti, circuiti danneggiati, tastiere danneggiate dall’acqua: ogni anno mandiamo milioni di tonnellate di componenti elettronici danneggiati in discarica.

Ma cosa accadrebbe se i nostri telefoni e laptop potessero ripararsi da soli?

Qualche tempo fa è emerso che la Motorola aveva depositato un brevetto per un display del telefono auto-riparante. Il progetto include un “polimero a memoria di forma”. In teoria gli utenti potevano premere un pulsante “ripara” e aspettare che i loro schermi rotti si aggiustassero.

Ovviamente sono presenti anche altri giganti della tecnologia. Samsung, ad esempio, ha sponsorizzato la ricerca di materiali auto-riparanti, tra cui il progetto Stanford, per progettare un polimero in grado di riparare se stesso in caso di rottura.

Per quanto futuristici possano sembrare, i materiali auto-riparanti non sono però un’idea nuova. I ricercatori hanno lavorato per anni su tipologie di cemento in grado di colmare le proprie fessure e hanno sviluppato una varietà di tecniche, come l’incorporamento di minuscole capsule contenenti agenti di ristrutturazione nel calcestruzzo che verrebbero attivate quando compaiono crepe.

Con l’espansione della gamma di possibili applicazioni per materiali auto-curativi, anche l’industria e il mondo accademico hanno dimostrato il loro interesse: sostenitori entusiasti di uno sviluppo che ritengono possa far risparmiare denaro contribuendo a frenare anche le nostre abitudini usa e getta.

“Siamo guidati dal fatto che dobbiamo essere sempre vigili in relazione sia alla sostenibilità che alle questioni economiche, e che … non possiamo continuare ad usare i materiali come abbiamo fatto in passato”. – Interesse spesso però non condiviso dagli investitori.

Inoltre convincere gli enti pubblici che commissionano la maggior parte dei progetti di ingegneria civile a utilizzare materiali più costosi e sperimentali ora, per risparmiare risorse tra 50 anni è una sfida ardua.

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Secondo alcuni economisti l’idea di promuovere il cambiamento verso un’economia orientata al servizio, piuttosto che al prodotto da possedere per i privati ​​(e successivamente gettarlo via), potrebbe essere l’approccio vincente.

Secondo questo modello, i materiali autorigeneranti in realtà aiuterebbero le imprese riducendo drasticamente i costi di manutenzione dei servizi.

Ci sarebbero molte cose che le aziende potrebbero già fare per promuovere prodotti più duraturi senza la necessità di utilizzare nuovi materiali. Progettare telefoni facili da riparare, ad esempio, sarebbe un primo passo, sottolineando che anche la maggior parte delle batterie degli Smart Phone è ora impossibile da sostituire senza strumenti specializzati.

Ma attenzione: l’auto riparazione potrebbe non essere la scelta più sostenibile, infatti:

“Nonostante il potenziale per supportare un uso più efficiente delle risorse, alcune caratteristiche di questi nuovi sviluppi potrebbero anche minare la sostenibilità aumentando la complessità dei materiali e rendendo più difficile recuperarli attraverso i sistemi di recupero del valore stabiliti” – afferma Libby Peake un noto consulente in tematiche di politica economica.