L’orto in città? Riduce i rifiuti e ci fa risparmiare!

Lo studio dell’Università di Bologna: con 10 metri quadri si copre il fabbisogno annuale di una persona.

Gli orti urbani servono a produrre meno rifiuti, a ridurre la spesa per gli alimenti e a migliorare il clima e i rapporti sociali. A dirlo sono i primi risultati di SustUrbanFood, un progetto coordinato dall’Università di Bologna e finanziato dall’Unione Europea (Marie Skolodowska-Curie Action) che ha l’obiettivo di studiare l’impatto dei nuovi spazi agricoli che negli ultimi anni sono spuntati tra strade e palazzi in molte città d’Italia e del resto del mondo.

Stando a quanto rilevato dai ricercatori, gli orti urbani sono un vantaggio non solo per l’ambiente, ma anche per la società e l’economia. Soprattutto se si parla di bilancio familiare: grazie a un piccolo orto domestico, tra i 10 e i 20 metri quadrati, si può produrre abbastanza verdura per soddisfare l’intero fabbisogno annuale di una persona.

I ricercatori di SustUrbanFood sono entrati in contatto con tutti i protagonisti del fenomeno: gestori di orti urbani, titolari di cooperative e piccole realtà agricole in città, amministratori pubblici, associazioni, ricercatori e studenti universitari. Con le loro testimonianze, sono riusciti ad evidenziare i risultati ottenuti grazie allo sfruttamento agricolo degli spazi urbani: aumento della biodiversità; capacità di regolazione del micro-clima locale che deriva da un aumento delle aree verdi; maggior riciclo di rifiuti organici, riutilizzati come fertilizzanti naturali.

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Per capire l’impatto degli orti urbani sul bilancio familiare, i ricercatori dell’Università di Bologna hanno studiato un caso specifico: un orto domestico di circa 30 metri quadrati situato nella città di Padova. Dall’osservazione di 21 cicli di raccolto, gli universitari hanno valutato l’utilizzo di acqua, fertilizzanti e pesticidi, la produzione di rifiuti, la tipologia delle coltivazioni, calcolando l’impatto ambientale con il Life Cycle Assessment, un metodo che permette di tenere conto dell’intero ciclo di vita dell’intervento, dalla fase di preparazione iniziale fino alla dismissione finale.

I ricercatori hanno anche rilevato che coltivare pomodori e melanzane è l’opzione più sostenibile, in quanto producono frutti più grandi e quindi raccolti maggiori. E per quanto riguarda le verdure a foglia verde come lattuga, bietola o cicoria, bisogna fare attenzione alla varietà: alcune sono più produttive di altre e questo, oltre a portare più cibo in tavola, ha un peso sull’impatto ambientale complessivo dell’orto.