L’Italia ha bisogno di eco-innovazione

I primi risultati del gruppo di lavoro degli Stati Generali della Green Economy, al quale partecipa Recycling Point.

Mentre le imprese italiane già fanno eco-innovazione, di prodotto e di processo, la politica è in ritardo. È quello che è emerso nel corso del tavolo di lavoro sull’Eco-innovazione, organizzato dagli Stati Generali della Green Economy e al quale partecipa Recycling Point.

In Italia, secondo il gruppo di lavoro, la diffusione dell’eco-innovazione è ostacolata da politiche contraddittorie a vari livelli; carenze culturali (ruolo e opportunità dello sviluppo sostenibile), finanziarie (investimenti e incentivi), formative (nuove professionalità/competenze e riqualificazione delle competenze già esistenti), procedurali (procedure autorizzative farraginose e disomogenee a livello territoriale) e di supporto alle imprese (trasferimento tecnologico e metodologico); gli scarsi collegamenti tra servizi territoriali e aziende/distretti; la mancanza di dati affidabili, specifici per la realtà italiana e a basso costo, che consentano di misurare e comunicare facilmente l’eco-innovazione di un prodotto e di un processo per favorire l’accettazione sociale di tecnologie, processi, prodotti, servizi ed anche comportamenti eco-innovativi.

L’approccio da perseguire deve essere olistico, con un mix di strumenti di natura politica, tecnologica, sociale, economica e organizzativa. Con un minimo comune denominatore: lo sviluppo e la condivisione dei sistemi della ricerca e della conoscenza che portino ad una trasformazione partecipata, equa ed inclusiva favorendo la cultura della responsabilità individuale e sociale.

In particolare, sono state individuate cinque azioni prioritarie: le prime quattro a diretto supporto della competitività e sostenibilità delle imprese, l’ultima dedicata all’eco-innovazione del vivere collettivo tramite l’integrazione di tecnologie e cambiamenti di stili di vita, sociali e culturali e l’utilizzo di strumenti di partecipazione/inclusione, informazione e diffusione.

1) Politiche coerenti. Politiche ambientali che offrano un quadro normativo coerente a vari livelli, e che siano a loro volta coerenti con politiche industriali ed economiche, traguardate su obiettivi a lungo termine, in grado di modificare e facilitare il supporto allo sviluppo dell’eco-innovazione e alla sua accettabilità sociale tramite strumenti legislativi, finanziari, etc. In merito a questa azione il gruppo di lavoro propone la defiscalizzazione della spesa direttamente riferibile a investimenti e occupazione nel settore dell’eco-innovazione.

2) Supporto alle imprese. Il nostro Paese è uno dei più importanti Paesi industriali al mondo e il secondo Paese manifatturiero europeo e come tale deve affrontare la sfida globale della competitività in un orizzonte di sostenibilità. E’ necessario un supporto alle imprese anche nel settore dell’utilizzo sostenibile delle materie prime, oltre che in quello dell’approvvigionamento e dell’efficienza energetica. In questo quadro, sembra non più rinviabile seguire l’esempio di altri Paesi europei istituendo una funzione di Agenzia Nazionale per l’uso e la gestione efficiente dei materiali e delle risorse naturali, sfruttando competenze e strutture già esistenti ad esempio presso ENEA, a diretto supporto delle imprese e in particolare delle PMI. Questo può essere attuato attraverso l’emanazione di un Decreto legislativo che ne delinei: finalità e ambito di applicazione, obiettivi, funzioni e strumenti (come già per l’Agenzia dell’efficienza energetica). Sui modelli esistenti in altri Paesi europei, tale Agenzia dovrebbe essere il riferimento nazionale per l’eco-innovazione, fornendo supporto alle imprese per una gestione eco-efficiente delle risorse e dei materiali e l’implementazione di processi puliti.

3) Partenariati pubblico/privato. Sviluppare partenariati pubblico/privato fra le università, gli enti di ricerca, le imprese e le amministrazioni locali per il sostegno di progetti nazionali ed internazionali (in particolare i progetti cofinanziati dall’Europa con i fondi di coesione, Horizon 2020, il patto dei sindaci, le smart city etc.) di eco-innovazione, di dimensioni significative, capaci di coniugare sostenibilità e competitività, attraverso il trasferimento di know how alle imprese e in una logica di integrazione e valorizzazione territoriale. Il patrimonio di competenze che questo Paese ha sia nel pubblico, università ed enti di ricerca su tutti, sia nel privato, deve essere messo a sistema attivando e sviluppando joint venture con mondo scientifico e imprese per il sostegno di progetti sistemici e integrati di dimensioni significative, capaci di coniugare insieme sostenibilità e competitività. Aziende, centri di ricerca, distretti, reti d’impresa, sistemi territoriali, istituzioni e organizzazioni sociali possono fungere da nuclei di condensazione e soggetti attivi su questo percorso.

4) Supporto ai sistemi di conoscenza. È necessario promuovere processi di formazione/informazione che sappiano, da una parte, preparare nuove competenze/professionalità (sia per i settori strategici di nuova economia, sia per riqualificare figure professionali che operano in settori e comparti tradizionali del sistema produttivo italiano, interessati a processi di riconversione “verdi”) e, dall’altra, favorire cambi di stili di vita, approcci culturali, consenso sociale verso le tecnologie, i processi, i servizi e i prodotti eco-innovativi. Per sviluppare l’economia della conoscenza, occorre aumentare gli investimenti per la ricerca e la formazione e promuovere l’occupazione giovanile nel settore green e quelli interessati a processi di riconversione green. Gli interventi formativi dovranno accompagnare piani di investimento industriale per lo sviluppo di settori eco-innovativi ed essere orientati da un’analisi dei fabbisogni professionali e formativi. Serve anche maggiore informazione sulle alternative già disponibili, per favorire la diffusione di tecnologie, processi, servizi e prodotti eco-innovativi.

5) Partecipazione. La promozione a tutti i livelli di un’economia nuova richiede l’adozione di procedure accreditate e di marchi di qualità certificati che favoriscono la crescita di nuovi mercati e danno credibilità alle imprese eco innovative. Il gruppo di lavoro propone di attivare processi partecipativi per lo sviluppo delle città intelligenti e sostenibili (Smart city) stimolando accordi volontari e misure innovative per la promozione di tavoli ed iniziative tra istituzioni, comunità scientifica, imprese e cittadini. Necessarie sono inoltre campagne di informazione verso stili di vita e consumo sostenibile e creazione di eventi a livello nazionale.