L’incredibile storia dell’inquinamento da microfibre

Un video animato di The Story of Stuff racconta come i nostri vestiti sintetici, quando vengono lavati, rilasciano enormi quantità di frammenti di plastica.

La maggior parte di noi ogni giorno indossa tessuti sintetici, come ad esempio il poliestere. Camicie, pantaloni per la ginnastica, a volte persino gli indumenti intimi: tutti fatti con materiali sintetici, sostanzialmente di plastica. Il 60% del vestiario del pianeta è fatto in questo modo. E nasconde un problema. No, non parliamo dell’eccessiva sudorazione. Il problema è che quando vengono lavati, rilasciano piccoli frammenti di plastica – le microfibre – che finiscono nello scarico della lavatrice, poi nelle fognature, fino ai fiumi, i laghi e i mari. L’incredibile viaggio delle microfibre è stato documentato dall’ultimo video animato del progetto “The Story of Stuff”, letteralmente “La storia delle cose”.

The Story of Stuff parte da un assunto: possediamo troppo, molto di ciò che abbiamo è tossico e in genere non lo condividiamo. Da qui parte l’idea di Annie Leonard, fondatrice del progetto, che nel 2007 ha realizzato un documentario – The Story of Stuff, appunto – che contiene una serie di domande sull’origine di tutto ciò che possediamo e accenna a possibili soluzioni ecosostenibili. Nel giro di 8 anni, il team guidato da Leonard ha prodotto 9 filmati animati visualizzati online da oltre 50 milioni di persone.

La Storia delle Microfibre nasce da un post lanciato su Facebook nelle ultime settimane. La community di Story of Stuff si è chiesta: “cosa possiamo fare?”. Bisogna buttare tutti gli indumenti in poliestere? Bisogna comprare solo vestiti di cotone o fibre naturali? Lavare di meno? Altri si sono chiesti se il problema è risolvibile con filtri per le lavatrici.

Tutte possibili azioni da intraprendere, ma la vera questione riguarda chi quegli indumenti li fabbrica. Anche se da almeno 5 anni si conosce l’inquinamento da microfibre, pochi produttori hanno ammesso pubblicamente il problema. Ed è qui che The Story of Stuff vuole puntare la sua campagna: accendere i riflettori sulla questione, farla conoscere a sempre più persone e fare pressione sull’industria.

Per maggiori informazioni, consulta il sito di The Story of Stuff