L’Europa vuole case a impatto zero entro il 2050

Accordo tra Parlamento e Consiglio UE sulla direttiva sull’efficienza energetica. Approvazione prevista a inizio 2018, poi 18 mesi per adeguarsi.

Edifici a impatto zero e autosufficienti, rinnovamento degli immobili del vecchio continente, controlli periodici, requisiti minimi obbligatori per le colonnine di ricarica delle auto elettriche, database contenente i dati sulle performance energetiche dell’edilizia. Non è il Paese delle Meraviglie, ma il nuovo accordo tra Parlamento e Consiglio Europeo per rivedere la nuova direttiva EPDB sull’efficienza energetica. L’obiettivo? Piuttosto ambizioso: arrivare a emissioni (quasi) zero entro il 2050.

Il provvedimento ruota attorno al rinnovamento del patrimonio edilizio europeo, per arrivare ad avere edifici a impatto zero e zero emissioni nel settore entro il 2050. In seguito all’accordo, gli Stati membri dovranno adeguarsi alla direttiva e predisporre piani nazionali integrati in materia di energia e clima.

Sono i cosiddetti NZEB (Near-Zero Energy Buildings), edifici quasi autosufficienti, grazie all’elevato isolamento termico e alla capacità di autoprodurre la maggior parte della poca energia di cui hanno bisogno. Sono queste le case del futuro di cui si vuole dotare il Vecchio Continente.

Non si parla solo di obiettivi a lungo termine. Ogni Stato membro dovrà infatti individuare dei target intermedi al 2030 e al 2040, con precisi indicatori per misurare i progressi raggiunti.

L’operazione è ancora più importante se si considera che il settore dell’edilizia assorbe il 40 per cento dell’energia consumata ogni anno in Europa. Con un deciso intervento in questo campo, sarà dunque possibile far calare l’uso di fonti fossili e le relative emissioni inquinanti. A maggior ragione se, secondo i dati della Commissione Europea, il 75 per cento del patrimonio edilizio europeo è completamente inefficiente.

L’accordo tra Parlamento e Consiglio Europeo porta dunque alla produzione di un testo finale della direttiva EPBD, che dovrà essere votato dall’Europarlamento e dallo stesso Consiglio all’inizio del 2018. Gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno poi recepire la direttiva entro 18 mesi.