La bottiglia del latte? Fatta con gli scarti del formaggio!

Il progetto Biocosì, sviluppato da Enea e dalla startup pugliese Eggplant, punta a produrre packaging con le acque reflue dell’industria casearia.

Imballaggi fatti con gli scarti del formaggio. Qualcuno potrebbe storcere il naso, in senso letterale, eppure è questo l’obiettivo del progetto Biocosì, che punta a utilizzare le acque reflue della filiera casearia per produrre bioplastica per il packaging destinato alla conservazione degli alimenti, come ad esempio vaschette per i formaggi o bottiglie del latte, biodegradabili e compostabili al 100 per cento.

Biocosì è stato sviluppato da Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, in collaborazione con la start-up pugliese EggPlant. Il progetto dovrebbe trasformare in 18 mesi i rifiuti caseari in nuovi materiali biodegradabili da immettere nelle linee produttive degli imballaggi.

Il cuore di Biocosì è costituito dal processo di separazione a membrana sviluppato da Enea nel Centro Ricerche di Brindisi per il frazionamento del siero di latte. In questo modo, i ricercatori sono riusciti a ottenere sia il recupero differenziato di tutte le componenti (quali sieroproteine/peptidi, lattosio e sali minerali) sia di acqua ultrapura. Altra colonna portante del progetto è la collaborazione con Eggplant per la produzione di bioplastica biodegradabile e bioderivata dal lattosio estratto dai reflui.

“Questa innovazione ispirata ai principi dell’economia circolare con l’obiettivo “zero rifiuti a fine processo” – spiega Valerio Miceli della divisione biotecnologie e agroindustria dell’Enea – risponde non solo ad esigenze di natura etica e ambientale ma anche economiche, legate ai costi elevati dello smaltimento dei reflui caseari, consentendo oltretutto di tagliare di circa il 23% il costo unitario di produzione del biopolimero”.

Il progetto Biocosì è stato sviluppato nell’ambito del bando della Regione Puglia Innonetwork e finanziato con 1,4 milioni di euro dal Programma operativo regionale Por-Fesr 2014-2020. Tra i partner sono presenti anche l’Università di Bari e le aziende Csqa, Rl Engineering, Caseificio Colli Pugliesi, Compost Natura e la Rete di Laboratori Pubblici di Ricerca Micortonic, coordinata dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Cnr.