Gli sprechi alimentari? Causano l’effetto serra

Solo il 25% dei rifiuti organici diventa compost, il resto finisce in discarica, generando emissioni incontrollate di grandi quantità di gas serra.

Il cibo che finisce in discarica non è solo uno spreco, ma anche un problema ambientale che genera elevate quantità di gas a effetto serra. Lo testimoniano i numeri. In Europa sono circa 88 milioni le tonnellate di cibo che ogni anno vengono sprecate e diventano rifiuto, con un costo stimato di 143 miliardi di euro. E, sempre nel Vecchio Continente, vengono generati tra i 118 e i 138 milioni di tonnellate di rifiuti organici ogni anno, di cui oggi soltanto circa il 25 per cento viene riciclato in compost di alta qualità. Nella maggior parte dei casi, i rifiuti organici (inclusi gli alimenti) vengono smaltiti in discarica, generando emissioni incontrollate di grandi quantità di gas a effetto serra.

I dati sono stati presentati nel corso della quarta conferenza internazionale sui rifiuti solidi urbani, promossa a Pisa dalla Scuola Superiore Sant’Anna, in collaborazione con Geofor Spa. Nel corso dell’incontro, esperti di rilievo internazionale dalle diverse provenienze – istituzioni, mondo della ricerca e delle imprese, Organizzazioni Non Governative – hanno discusso su come contribuire al riciclo dei rifiuti organici e contribuire alla riduzione di quelli alimentari, realizzando un nuovo modello di “economia circolare”.

Secondo quanto emerso, è necessario individuare strumenti per arginare i flussi verso le discariche, facilitando ad esempio la donazione ad associazioni di volontariato dei prodotti alimentari che, per ragioni legislative o logistiche, non possono restare in vendita, pur essendo ancora commestibili, favorendo l’uso sicuro di alimenti e sottoprodotti provenienti dalla filiera alimentare nella produzione dei mangimi, ma anche migliorando l’indicazione della data di consumo e la sua comprensibilità per i consumatori.

Nel dettaglio, circa il 50 per cento dei rifiuti solidi  urbani è rappresentato dalla frazione organica. I rifiuti organici comprendono quelli biodegradabili di giardini e parchi, quelli alimentari e di cucina prodotti da famiglie, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio, oltre che i rifiuti equiparabili, provenienti dagli impianti dell’industria alimentare, e altri rifiuti con analoghe proprietà di biodegradabilità e che per natura, composizione e quantità sono  equiparabili ai rifiuti organici.

Nella riduzione dei rifiuti organici, dunque, riveste un ruolo fondamentale la lotta agli sprechi alimentari. A settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, tra i quali ne figura uno teso a dimezzare gli sprechi alimentari pro capite e a ridurre le perdite alimentari lungo le catene di approvvigionamento e di produzione. Numerose le iniziative a livello europeo, con la Francia a fare da capofila. Anche l’Italia si è mossa con il piano nazionale sulla prevenzione dei rifiuti, il piano nazionale sulla riduzione dello spreco alimentare e l’approvazione della legge contro lo spreco alimentare nel 2016.