Coperte per senzatetto dai sacchetti di plastica riciclata

La funzione sociale della raccolta differenziata

Dal gennaio 2015 a Union City, Tennessee, ogni giovedì sera si riunisce un gruppo di donne per cucire insieme. Nella stanza non ci sono gomitoli di lana come nelle borse delle nostre nonne: ad essere lavorate all’uncinetto in queste occasioni sono buste di plastica ridotte in strisce.

L’obiettivo dell’iniziativa è duplice: da una parte avere un impatto positivo sull’ambiente riciclando i sacchetti e riducendo il volume di rifiuti prodotto, dall’altra offrire alle persone senza fissa dimora coperte e ripari non tradizionali per mitigare gli effetti del freddo nei mesi invernali.

Per realizzare una stuoia di plastica intrecciata di dimensioni 1 metro per 2 metri sono necessarie dalle 600 alle 700 buste. Ad oggi le “Bag Ladies”, le Signore delle Buste, come scelgono di farsi chiamare, hanno riutilizzato in maniera creativa e virtuosa oltre 52mila sacchetti che, originariamente destinati all’immondizia, sono diventati prima gomitoli di plastica (“plarn”, da plastic yarn) e poi protezioni per persone costrette a passare la notte all’aperto.

Anche l’Italia sta al passo. A Napoli l’Assessorato del Welfare ha realizzato nel 2013 il progetto “Dona una coperta”. Grazie a 695 speciali contenitori installati in città è stato possibile recuperare circa 1800 tonnellate di rifiuti tessili. Questi, opportunamente trattati, hanno avuto una seconda vita e sono stati convertiti in 600 coperte regalate a persone senza fissa dimora. La raccolta differenziata ha anche una funzione sociale.

Articolo realizzato da: Agnese Metitieri